giovedì 19 gennaio 2012

"L'ultimo stadio della società del lavoro, la società degli impiegati"


Ho ripreso in mano il libro Vita activa di Hannah Arendt. L'occasione è stata questa riflessione di un'amica, una che non perde il senso critico anche nel delicato passaggio dallo sfruttamento non remunerato a quello "a contratto".
Per generalizzare, è come se ci fosse una distanza siderale tra le esigenti aspettative di valorizzazione di chi ha studiato per più tempo e le capacità organizzative e relazionali che le strutture (private come pubbliche) dimostrano. Se pensiamo ai primi contatti, per le strutture pubbliche prendendo in prestito il concetto di FTE si fa presto anche a fare qualche conto.

Fonte: Wikimedia Commons
Quando 1300 candidati ad un concorso partecipano alla preselezione e per una giornata sono così "impegnati" (diciamo, per 8 ore) a proprie spese, alla fine della giornata noi tutti in realtà abbiamo dilapidato risorse preziose. Quali ? Le energie e gli entusiasmi che durante un anno intero di lavoro potrebbero fornire 5 persone come loro. E se il "posto" a concorso è di quelli ben pagati, uno alle cui preselezioni molti aspiranti sono magari persone che già guidano gruppi di lavoro o uffici, il valore che con allegra trascuratezza Amministrazione e Società insieme sperperano è davvero impressionante. 

E se considerassimo tutte le attività, tutto il tempo impiegato alla ricerca di lavoro ? In una contabilizzazione del benessere non sarebbero poste da considerare, e con il segno " - " ?

1 commento:

  1. Ti ringrazio per la citazione. Non conosco l'autrice e l'opera di cui parli, ma mi informerò perché la pagina di Wiki che hai linkato mi ha incuriosita molto.
    Condivido il tuo ragionamento sulla distanza siderale, sulla perdita enorme di energie ma, forse, ancora prima di entusiasmo, fiducia, intenzione d'agire perché si crede che il motivo sia valido, "pulito".

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