giovedì 29 novembre 2012

Noi nella scuola siamo ottimisti e speranzosi: siamo costruttori.

(intervento di Ubaldo Grimaldi del 28 agosto 2003 ad un incontro pubblico sul tema: DIRIGERE SCUOLE PER IL LAVORO: LA SFIDA DEL “SECONDO CANALE”. Di mio, c'è soltanto la formattazione)

Io credo che in tutti questi ragionamenti che stiamo facendo ci sia un deficit di partecipazione da parte del personale delle scuole. Questa cosa la ritengo essenziale ed importante. Dovendo parlare di futuro canale o di quello che sarà dai caratteri non ancora definiti, comunque occorre la presenza, la partecipazione e l’impegno degli operatori della scuola attualmente sul campo: sarebbe il caso e sarebbe sicuramente utile organizzare forme di partecipazione significativa e sistematica alla elaborazione di percorsi, all’elaborazione dei pezzi di cui questo percorso è costruito.

sabato 1 settembre 2012

Ieri è morto Carlo Maria Martini

Milano, 11 ottobre 1993
Rev.do don Ignazio,
ho letto con viva commozione questa raccolta delle ultime lettere di Sua Eccellenza Mons. Tonino Bello, mio carissimo confratello nell'episcopato, che dal 1982 ha guidato la diocesi di Molfetta e che il Signore ha prematuramente chiamato a Sé lasciando nei nostri cuori un grande vuoto.
Rivolgo il più cordiale ringraziamento per aver pensato di pubblicare gli scritti che hanno segnato il periodo della sua dolorosa malattia, e mi pare di vedervi espresse bene alcune caratteristiche della sua vita sacerdotale: la centralità assoluta del mistero di Gesù crocifisso e risorto, il cammino della sua conformazione a Cristo in spirito di umiltà, povertà e fiducioso abbandono, la passione per l'annuncio della gioia del Vangelo, l'amore alla Chiesa e alla porzione del popolo di Dio che gli era stata affidata, la ricerca del dialogo continuo con la storia e con tutti gli uomini e le donne della terra, il desiderio ardente della pace, la speranza che la croce cambierà il mondo.
E vorrei sottolineare almeno qualche parola sulla sua personale esperienza della sofferenza: «Se dovessimo lasciare la croce su cui siamo confitti (non sconfitti), il mondo si scompenserebbe. È come se venisse a mancare l'ossigeno nell'aria, il sangue nelle vene, il sonno nella notte. La sofferenza tiene spiritualmente in piedi il mondo. Nella stessa misura in cui la passione di Gesù sorregge il cammino dell'universo verso il traguardo del Regno». E ancora: «Il nostro dolore alimenta l'economia sommersa della grazia. È come un rigagnolo che va ad ingrossare il fiume del sangue di Cristo. Il Calvario è lo scrigno nel quale si concentra tutto l'amore di Dio... Anche noi, sulla croce, rendiamo più pura l'umanità e più buono il mondo... Il Calvario non è soltanto la fontana della carità, ma anche la sorgente della grazia».
Questo prezioso insegnamento sulla prova e sulla sofferenza è molto utile per tutti noi che viviamo in tempi e in condizioni difficili, e mi auguro che la presente raccolta possa ottenere un largo favore da parte di quanti la mediteranno.
Con i più cordiali saluti nel Signore
+ Carlo Maria Cardo Martini

domenica 8 aprile 2012

Entro il 2020, vivere in comunità con il 40% di laureati.

L’Europa, per i commentatori italiani un faro di saggezza non contrastabile, se lo è posto tra gli obiettivi della sua strategia. Cosa vuol dire, ad oggi, per l’Italia ? E quanta strada abbiamo da fare per dare il nostro contributo al raggiungimento dell’obiettivo ?
Anzitutto, qualche dettaglio. L’obiettivo strategico a livello europeo riguarda l’istruzione terziaria della popolazione che avrà tra i 30 ed i 34 anni entro il 2020, ossia coloro che oggi hanno tra i 22 ed i 26 anni.
La fonte comune di dati per la misurazione dell’indicatore nei vari stati è la rilevazione periodica sulle forze di lavoro. A meno di flussi migratori straordinari, possiamo prendere come punto di partenza la situazione rilevata da Eurostat nel 2010. Le statistiche ufficiali raccontano di un livello corrente pari appena al 20%, ma per fortuna esistono gli obiettivi nazionali, ossia l’adattamento concordato a livello europeo dell’obiettivo unico ai contesti nazionali. Tradotto in pratica, significa che già oggi i governi europei sono d’accordo nel lavorare affinché nel 2020 la quota di trentenni laureati possa andare da un minimo del 27%, in Italia e Romania, fino ad un massimo del 50% in Francia.
La distanza da colmare resta ancora significativa, ma siamo confortati dal trovare nelle statistiche dell’Eurostat un trend positivo per l’Italia nel decennio passato: nel 2001 la quota di laureati era appena il 12%,  a fronte di un valore europeo del 23%. Facendo un paio di sottrazioni, si può verificare però che il differenziale (una misura della distanza della situazione italiana da quella media europea) passerebbe da 11 punti percentuali nel 2001 a 13 punti nel 2020.
Forse la strategia della classe dirigente italiana per l'Europa punta a conservare ed allargare il divario esistente? Questo mi pare equivalente a dichiarare l’intenzione di far restare i cittadini comuni italiani programmaticamente cittadini europei di serie B.